Considerazioni sui potenziali rischi del navigare in internet per il minore

Lucia Lorenzini By Lucia Lorenzini | octubre 17, 2012 | Italy

Quali i potenziali rischi che i contenuti offerti dalla rete telematica possono presentare e quali sono ad oggi gli strumenti efficaci a scopo preventivo.

    

     Solo un bambino su cinque ad oggi è consapevole dei potenziali rischi, come l’anoressia, il cyberbullismo ed altro, che i contenuti offerti dalla rete telematica possono presentare. È questo quanto emerso dal recente report nato dall’iniziativa “Pan-European ‘EU kids online’ ” del  Safer Internet Programme predisposto dalla Commissione Europea e guidato dalla London School of Economics. Il report, intitolato ‘Towards a better internet for children’ si è basato su una ricerca effettuata su circa 25.000 bambini e genitori intervistati in 25 Paesi Europei[1].

     Gli stessi dati sono stati particolarmente evidenziati in occasione del Safer Internet Day 2012, la Giornata per la sicurezza di Internet, tenutasi presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio lo scorso febbraio, cui ha partecipato una rete di 50 organizzazioni tra istituzioni, associazioni e università, media, aziende ICT, impegnate nel garantire una navigazione sicura per le nuove generazioni. Sono state più di 100 le iniziative organizzate per l’occasione in oltre 30 paesi europei, con l’obiettivo di unire ragazzi, genitori e insegnanti alla scoperta comune del mondo del web. Il dott. Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, ha fatto addirittura presente che stando ai dati del 2011, poi successivamente confermati anche dalla dott.ssa Giovanna Mascheroni, di EU kids Online, l’82% dei genitori italiani -percentuale più alta del 10% rispetto alla media europea- pensa che i propri figli non possano incorrere in alcun pericolo sul web, eppure circa il 62% dei ragazzi accede ad Internet dalla propria camera, in completa solitudine, il 34% è entrato in contatto con almeno una delle esperienze considerate “rischiose” (pornografia, sexting, bullismo, uso improprio dei dati personali, etc...), ed il 17% dei ragazzi, intervistati sia telefonicamente che via internet, aveva avuto rapporti fisici face to face con persone conosciute sul web. Il dato è quanto mai drammatico, poiché drammatico è che un ragazzo sia convinto di poter aver veri rapporti con persone conosciute su internet solo perché, postando le proprie foto e i propri video e ‘chattando’ con una persona, si è scambiato alcune informazioni personali. E la situazione diventa ancor più drammatica quando la persona che il minore crede di aver conosciuto sul web alla fine scopre essere di età diversa da quella dichiarata ed avente uno scopo diverso da quello che un bambino/a del tutto ingenuamente pensava. Circa il 45% dei ragazzi intervistati hanno dichiarato di pubblicare su facebook il proprio numero di cellulare, le proprie foto e video e di tenere la propria pagina o il proprio blog quasi quotidianamente aggiornato. Il tutto privo di una protezione autentica sulla privacy.

     Sono dati quanto mai sconcertanti poiché ad oggi, in un sistema in cui i nuovi nati vengono ormai chiamati i “nativi digitali”[2] non si può rimanere indifferenti, non si può nel modo più assoluto ignorare il rischio potenziale -e per la maggior parte delle volte più che certo- cui i ragazzi sono esposti.

     Come è possibile che i genitori siano così tanto impegnati in altro da non conoscere quali potrebbero essere questi rischi? Oppure quell’82% di genitori intervistati è davvero sicuro che i propri figli -ormai costantemente collegati ad internet con il proprio smartphone, acquistato già dalle scuole elementari- non possano mai accedere o subire l’accesso alla propria pagina di facebook o twitter odel proprio blog da parte dei c.d. fake?

     Se davvero così fosse bisognerebbe ripartire da una maggiore e più incisiva diffusione della conoscenza del mondo digitale. Sembrerebbe necessario e forse anche urgente, che si creino flussi comunicativi efficienti tra genitori e figli in primo luogo, successivamente tra genitori e insegnanti e ancora tra insegnanti e studenti[3], in modo tale da poter coprire e tutelare al massimo i luoghi in cui il minore trascorre la maggior parte del proprio tempo.

     Diventa, quindi, essenziale che alle campagne di comunicazione, come quella organizzata lo scorso febbraio 2012, si affianchino vere e proprie azioni di comunicazione in cui l’uso della rete sia volto principalmente all’acquisizione della conoscenza, elemento di competitività per ogni uomo e per il sistema in generale. La sensibilizzazione di famiglie e scuole ad un uso responsabile di internet non sarà mai abbastanza e sicuramente ad oggi non può essere vista come un qualcosa di scontato e superfluo. Il problema è che purtroppo tra i genitori sembrerebbe essere diffuso ormai il pensiero che tali rischi siano solo potenziali e non reali e soprattutto che anche se il proprio figlio o la propria figlia vivesse concretamente il pericolo non potrebbe mai arrivare ad avere delle ripercussioni sulla propria crescita psico-fisica o sul proprio modo di relazionarsi in gruppo, e riuscirebbe facilmente ed autonomamente a cancellare il disagio o l’abuso vissuto quasi con un semplice “click”.

     Gli eventi, invece, che i nativi digitali, i nati con le nuove tecnologie - soggetti attivi dell’interazione digitale, possono subire in rete potrebbero portare loro delle sofferenze alquanto rilevanti che purtroppo sarebbe difficile per lo stesso ragazzo/a che li ha vissuti metabolizzare in poco tempo. I ragazzi, infatti, possono venirsi a trovare di fronte a materiali e contenuti inadeguati per la loro età (contenuti violenti, con espliciti riferimenti sessuali o con anche solo impliciti incitamenti al razzismo) o interagire con soggetti malintenzionati che possono ingannarli ed invitarli a comportamenti o azioni che possono costituire un pericolo. Lo stesso utilizzo di Internet, in presenza di particolari fattori di vulnerabilità nel minore, può dare origine a vere e proprie dipendenze e difficoltà psicologiche. Nelle chat, poi, grazie alla facilità con cui al loro interno si possono superare eventuali differenze generazionali e culturali si presentano i rischi maggiori, favorendo scambi comunicazionali estremamente intimi e personali privi di quegli elementi paralinguitici e visivi, che permetterebbero di ottenere elementi aggiuntivi rispetto all’identità del proprio interlocutore. Questi elementi fanno sì che la chat costituisca un ambiente particolarmente favorevole per soggetti malintenzionati - non solo adulti, dunque - che possono avvicinare una possibile vittima, indurla a comunicazioni e comportamenti inadeguati (ad esempio, di natura sessuale, violenta, razzista), molestarla e tentare di incontrarla fuori dalla Rete[4].

     Bambini e adolescenti spinti dalla curiosità per alcune tematiche e dalla propensione alla socializzazione possono essere indotti così, a comportamenti pericolosi, come la decisione di incontrare soggetti conosciuti on line, di cui -come spesso accade- non parlano con i propri genitori e insegnanti. Il bambino è in genere da solo a vivere queste tristi esperienze di cui non percepisce il pericolo; è attratto dalla possibilità di incontrare la persona conosciuta on line e dall’esperienza che gli si sta presentando, che soprattutto non è stata sottoposta ai controlli degli adulti (genitori, educatori/insegnanti) e che, pertanto, viene vista dal minore come un’opportunità da vivere in piena libertà anche semplicemente per giocare a “fare i grandi”.

     Se però da un lato il pericolo maggiore per un bambino o un adolescente può derivare dall’incontro diretto con soggetti malintenzionati conosciuti in chat, in questo stesso mondo digitalizzato il giovane navigatore può divenire vittima di episodi di flaming, comunicazioni violente ed offensive, e molto spesso volgari, tipiche dell’interazione on line. Si tratta di comportamenti di alcuni giovani e adolescenti, che mostrano la propensione ad accendere “liti digitali”, usando un linguaggio scurrile all’interno di chat, mailing list e forum. Il flaming arriva così a suscitare nel bambino o nell’adolescente diverse reazioni, che possono andare dal divertimento all’indignazione o al disagio, o ancora dall’imbarazzo al timore e alla vergogna, o dalla rabbia all’offesa[5].

     Oltre al flaming, i ragazzi potrebbero imbattersi in materiale potenzialmente traumatico specie se si tratta di soggetti in età evolutiva. Vi sono per esempio, immagini pornografiche e pedo-pornografiche, messaggi equivoci ed offerte di natura sessuale, cui un bambino può accedere anche solo utilizzando i semplicissimi motori di ricerca per trovare qualcosa riferito a cartoni animati, cantanti e attori. Tutto può condurre a foto e/o filmati di tipo pornografico, dal momento che spesso questi sono mascherati da file aventi nomi ingannevoli.

     Internet ancora -come si accennava sin dall’inizio di questo commento- può veicolare messaggi di esaltazione della violenza e della crudeltà, l’istigazione all’odio e al razzismo, la pubblicità di tabacco e alcool, la valorizzazione dell’estrema magrezza ed il ricorso a qualsiasi mezzo per raggiungerla, il mito dell’arricchimento facile ed il ricorso a comportamenti illegali per ottenere un guadagno immediato. Questo tipo di contenuti può essere decisamente forte e convincente soprattutto per chi, come un giovane fruitore, non è ancora in grado di comprenderli in pieno.

     Ecco allora che, tra le tecniche da adottare a scopo preventivo, genitori e insegnanti dovrebbero adoperare il c.d. parental control, che purtroppo ad oggi soltanto circa il 21% tra i genitori italiani intervistati utilizza[6]. Ad oggi esiste un’analisi comparativa sempre aggiornata di sistemi di parental control, che è oggetto del programma SIP Bench II finanziato dalla Commissione Europea (Safer Internet)[7]. Basterebbe, pertanto, che i genitori e gli insegnanti fossero più attenti in tal senso per aumentare il livello di efficacia preventiva per i nativi digitali del presente e del futuro.

      Tra gli strumenti a scopo preventivo un po’ rivoluzionari -rispetto all’ormai classico parental control- che di recente sono stati ideati vi è il particolare browser Mimihua. Emoclick LCC[8] e Rainet lo hanno realizzato in partnership strategica. Si tratta di una versione per Rai Yoyo di Mimihua, un browser per la navigazione sicura in internet per i bambini dai tre ai nove anni. Utilizzando questo tipo di browser è possibile navigare sul web esclusivamente tra indirizzi verificati ed approvati dalla Rai[9]. In Italia sarà possibile scaricarlo dal sito raiyoyo.it e l’effetto sarà appunto che tutta la famiglia potrà godere della massima sicurezza in internet[10].

     Un altro dato da non sottovalutare è che navigando in rete è possibile che il minore perda la cognizione del tempo, sottovalutando l’importanza di attività fondamentali per una sana crescita psicofisica quali lo studio, le amicizie e l’attività sportiva. In situazioni particolari, si possono sviluppare delle vere e proprie dipendenze che necessitano l’intervento di professionisti specializzati nel settore. Per tale motivo, quindi, è essenziale che accanto ad uno stretto controllo sui siti web da visualizzare, si impartiscano ai minori precise regole sul tempo che questi possono trascorrere in rete. Non bisogna dimenticare, infine, che i ragazzi cybernauti potrebbero involontariamente installare dei virus informatici o trasmettere nel web documenti riservati, divenendo così vittime di vere e proprie truffe, o commettere involontariamente azioni illegali.

     Stabilire i limiti di una ragionevole dedizione ad Internet, quindi, poiché il tempo, che i ragazzi trascorrono davanti la Tv[11] o sul web, è sempre una forma di evasione prevalentemente “solitaria”[12], i cui eccessi vanno scoraggiati con decisione, al fine di prevenire l’effetto alienante ed il rischio di isolamento. Bisognerebbe, invece, incentivare sempre di più la ricerca di occasioni che i ragazzi possano vivere in gruppo, come per esempio una semplice ricerca scolastica, per una navigazione più stimolante, divertente e proficua, che aiuti in particolare la mente dei ragazzi nella fase di memorizzazione delle nozioni apprese tramite soprattutto immagini e video, senza mai dimenticare però che “l’acqua è buona, ma se non è pura va filtrata. Anche internet”[13]!

Avv. Lucia Lorenzini

Associate

Zagamilaw International Law Firm

www.zagamilaw.com



[1] Per approfondimenti sulla ricerca si consulti il sito http://www.timesofmalta.com/articles.

[2] Questo l’appellativo utilizzato dai partecipanti al Safer Internet Day 2012 per descrivere i nati nella generazione delle nuove tecnologie informatiche.

[3] È quanto espresso anche dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dott. Paolo Peluffo, durante l’Agenda strategica per la promozione dei diritti online dei minori in occasione del Safer Internet Day 2012.

[4] Così anche Associazione Centro Elis, Guida essenziale per genitori e maestri sulla sicurezza nella navigazione Internet. Campagna di diffusione dell'informazione sui sistemi di tutela della navigazione dei minori per la prevenzione della pedofilia e della pedo-pornografia nelle scuole primarie di Roma, 2008-2009.

[5] Sull’argomento si veda A. Cangiano, D. Blasioli, B. Forresi, M. Turco (a cura di), Internet: informarsi per navigare serenamente ed evitare i nuovi pericoli della rete, su www.azzurro.it.

[6] Il dato statistico deriva dalla su citata analisi effettuata da EU kids Online. Sullo studio dell’efficacia del parental control si veda www.ilfiltro.it, in cui si scrive che “l'efficacia indica la percentuale di siti bloccati su una lista di siti pornografici particolarmente difficile da analizzare, utilizzando solamente le categorie relative al sesso e alle chat per avere una valutazione confrontabile tra i diversi sistemi. Consideriamo impraticabile il blocco completo dei social network, ma è facilmente impostabile con tutti i programmi mettendo ad esempio facebook.com tra i siti vietati”.

[7] Altre valutazioni di confronto sono in inglese su Top Ten Reviews e PC Magazine e in francese su Action Innocence Filtra.

[8] Si tratta di una società statunitense specializzata nella realizzazione di softwares editoriali. In Italia è già fornitore di RAI, avendo realizzato la community per bambini “MyJunior”. Con i propri servizi di consulenza Emoclick darà il proprio supporto alla Rai per uno sviluppo continuo delle funzionalità di questo prodotto, con l’obiettivo di renderlo un browser unico nel panorama web italiano.

[9] MimiHua nasce in seguito all’analisi statistica effettuata dal Settimo Rapporto Nazionale sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza secondo cui il 46,6% dei bambini dispone di un computer nella propria stanza e naviga su internet ed Il 22% naviga da 1 a 4 ore al giorno; il 24,9% dei bambini dice di essersi imbattuto in immagini sul web che lo hanno infastidito; il 20,5% dichiara di esser stato molestato in chat da persone adulte ed il 13% dichiara di essere entrato in siti ad accesso vietato ad adolescenti e bambini; infine la maggior parte dei bambini (68,6%) utilizza Internet senza controlli da parte di adulti o genitori. Si veda in tal senso http://www.cybereport.com/public/la-rai-sceglie-mimihua-il-browser-per-far-navigare-in-sicurezza-i-bambini-13929.html

[10] Roberto Masiero, Direttore Generale di Emoclick LLC, commenta così: “L’ accordo con Rai fa parte di un progetto generale più vasto che vede la nostra azienda impegnata nella fornitura a Editori di rilevanza nazionale di nuove soluzioni multimediali con le quali supportarli nella crescita dei loro business. MimiHua si aggiunge all’ampia gamma di prodotti che gestiamo e, per la sua unicità, rappresenta una soluzione unica ed innovativa in gradi di caratterizzare l’offerta web di qualsiasi editore. Con Rai in particolare, si è instaurato un rapporto di collaborazione molto positivo, costruito sulle reciproche competenze, che ci ha permesso di creare una versione specifica per il pubblico dei bambini italiani. Lo sviluppo al fianco di un editore come Rai, rappresenta per noi un punto di forza che ci consentirà di lavorare in modo proficuo per il raggiungimento degli obiettivi condivisi con il nostro partner.”

[11] Interessante sull’utilizzo della televisione è il testo di Parola, A. (a cura di), Le trappole del verosimile: TV dei ragazzi e qualità: analisi e proposte, Milano, F. Angeli, 2009.

[12] Anche se è da ammettere che di Internet va almeno apprezzato un minimo di potenziale socializzante dovuto al suo carattere interattivo, che può avere anche un semplice gioco.



  • Tags:   web - minori - rischi - statistiche - Safer Internet Programme - prevenzione - parental control - Mimihua - Emoclick LCC - Rainet - raiyoyo
  • Categories:  Parents

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